Fotografare è un lavoro in presenza: si scatta sempre fuori dalla propria casa, dentro gli studi, i negozi, le case degli altri o fuori, facendosi scaldare dalla luce naturale.
Si scatta dimenticandosi di se stessi, con il fiato sospeso, con tutti i sensi protesi verso chi hai davanti.
È un lavoro di relazione, dove chi sta dietro la fotocamera e chi ci sta davanti lavorano insieme e il metro di distanza si può ridurre fino ad arrivare vicinissimo, al dettaglio oppure si può allungare per far entrare in scena tutto quello che ci va.
Io e la mia Canon restiamo qui, usciamo solo per fare la spesa.
Questi sono giorni strani, tutti uno in fila all’altro, sono giorni di tempo diverso, di tempo che è come un dono, se si gratta con forza sotto la disperazione. Vado dentro invece di andare fuori, sto molto più ferma del solito, mi piacerebbe dirti anche che parlo meno, ma sarebbe una bugia: parlo sempre come scrivo, tanto, tralasciando l’arte della sintesi.
“Come faccio quando finirò le fotografie dell’ultimo Con Cura?”
“Oggi era il giorno del nostro servizio foto, ci tenevo così tanto!”
“Io non posto più niente, te lo dico eh”
Sto tenendo su le mie bellissime freelance con tutta la polvere dorata che riesco a tirare fuori dalle tasche, ravanando negli archivi fotografici, incoraggiandole a scattare anche se “èbuiaèmossaèsfocatafaschifononhanienteachevedereconletuelospaccoquestotelefono”.
“Ma no, dai che la rifacciamo. Hai provato ad alzarti un po’ di più? Ti ricordi quel discorso sulle linee diagonali?”
Ma com’è che si fa una bella fotografia?
Magari hai anche fatto uno o più corsi di fotografia, hai comprato una reflex e non ricordi niente di niente, oppure hai speso centinaia di euro per uno smartphone ed è sempre tutto grigio, piatto.
Non ti serve l’ultimo preset di filtri super scontato, non ti serve un nuovo modello di macchina fotografica, non ti serve un nuovo telefono, servono occhi nuovi.
D’accordo, serve moltissimo anche sapere la tecnica, ti diranno gli esperti, ma la parte nozionistica si impara, te lo assicuro. E oggi voglio raccontarti qualcosa sull’atto di guardare, che viene ben prima di ISO, bilanciamento del bianco, apertura focale e tutto il resto.
Credo con tutta me stessa che le fotografie non si facciano solamente con la macchina fotografica più performante, col dito indice più veloce o con la postproduzione più ardita. Credo nella composizione e nello sguardo di ognuno di noi, nel modo di scegliere, di inquadrare e di costruire l’immagine ancora prima di impugnare la macchina fotografica.
“Fare una fotografia vuol dire allineare la testa, l’occhio e il cuore. È un modo di vivere.”, diceva Henri Cartier-Bresson e il suo mantra vale sempre, qualsiasi dispositivo tu stia tenendo in mano:
prima guarda,
poi fotografa.
“Sto già guardando” non vale come risposta 🙂 bisogna provare a guardare sempre un po’ di più…cominciamo?
Prendi il tuo cellulare e scegli un angolo della casa, uno che ti piace e che conosci a memoria oppure uno a cui non badi mai. Io ho scelto il corridoio – che è anche il nostro angolo di foglie, fiori, libri incominciati – e ho iniziato a guardare (sì, anche chi stava passando 😉 ).

Scegli una piastrella
Dopo aver scelto l’angolo, posizionati su una mattonella o dietro una linea del parquet da dove puoi vederlo tutto.
Imposta sul tuo cellulare due timer, uno da tre minuti e l’altro da due minuti.
Rilassa le spalle, fai un respiro e…comincia a guardare.
Percorri l’angolo con gli occhi, come se lo stessi leggendo.
Osservalo bene, per 3 minuti. Puoi spostarti a destra o a sinistra, metterti sulle punte dei piedi o abbassarti, ma non puoi uscire dalla mattonella 🙂 quando suona la tua sveglia, hai gli altri 2 minuti per fotografarlo, non di più.
Ho guardato il mio angolo prima standogli di fronte, ma poi ho scelto di spostarmi di lato, in un’altra stanza: l’ho guardato ancora un po’, poi ho alzato le braccia per inquadrare la scritta nella prima fotografia e mi sono abbassata e rannicchiata per cambiare visuale nel secondo scatto.

Avvicinati
“Se le tue foto non sono abbastanza buone, vuol dire che non sei abbastanza vicino”, diceva Robert Capa, sempre pronto a correre nel mezzo della scena.
Oggi vale anche per il tuo angolino: è il momento di andargli addosso, il più possibile.
Significa avvicinarti proprio con il naso, annnusare mentre osservi a pochi millimetri, notare le venature, i materiali, la polvere, gli spessori. Non rimanere sempre nella stessa posizione, ma gira intorno ai tuoi soggetti, allunga il collo, muoviti…ma solo per 3 minuti.
Quando hai scelto la cosa che più colpisce il tuo sguardo, nei restanti 2 minuti, fotografala da vicino, in modo che riempia tutta l’inquadratura (o che riempia una parte significativa) del tuo dispositivo, cercando una composizione che ti piaccia. Puoi tagliare parti del tuo soggetto, stare di fronte, spostarti avanti o indietro: l’importante è ottenere una fotografia a fuoco, che occupi gran parte dello spazio disponibile sul tuo schermo o live view.
Io mi sono confidata con una radice che cerca di scappare dal vaso, ho viaggiato nei vortici sulla copertina di un libro di poesie di Ezra Pound e ho scoperto che il vecchio telefono, in realtà, mi stava facendo una linguaccia
😉 niente di ciò che noterai è banale o ingenuo: il segreto è proprio nel saper meravigliarsi della quotidianità e trovare nuove forme negli oggetti che hai sott’occhio tutti i giorni.



Cambia punto di vista
Gran parte delle fotografie sono scattate da in piedi, con la fotocamera o il telefono all’altezza della tua testa o, per i fan delle flat lay su Instagram, posizionandosi molto in alto rispetto al soggetto…ora è il momento di guardare il tuo angolino da un’altra prospettiva.
Inginocchiati oppure sdraiati a terra e usa il live view o lo schermo del cellulare come se fosse il tuo binocolo: guarda dal basso, muovendolo e cercando nuove forme per 3 minuti.
Non fotografare a caso, prima inquadra solamente, osserva bene e solo quando avrai trovato una composizione che ti piace, premi il tasto per scattare…hai ancora 2 minuti a disposizione!
Io dal basso ho scoperto che i fiori di orchidea allungano le labbra per baciare il muro bianco, non avevo mai notato nulla di simile, anche se passo accanto al vaso più volte al giorno e mi fermo spesso a guardarlo.

Perché 5 minuti?
Per rimanere concentrati su quello che stiamo guardando, per distribuire le energie tra sguardo e scatto, per non rischiare di perderci nel flusso di pensieri e…perché un secondo, in fotografia, in realtà è un tempo lunghissimo! 🙂
Hai idea di tutto quello che puoi fare avendone a disposizione ben 300?
(Psst, facci vedere quello che hai guardato con il tuo occhio fotografico: posta i tuoi scatti con l’hashtag #5minutidifotografia…ti aspetto su instagram!)
Buon Giorno Marzia,
Complimenti per i suoi articoli riesce a descrivere la sua anima a coinvolgere.
Mi chiamo Agnese lavoro in un agenzia immobiliare a Ravenna
Leggendo i suoi articoli mi ha fatto comprendere che faccio diversi errori nello scattare foto in appartamenti anche perché utilizzo una vecchia macchina automatica
Può suggerirmi una macchina fotografica automatica che mi permetta di ottenere una buona risoluzione delle foto?
Grazie
Felice Giornata
Agnese
Agnese, grazie di questi complimenti e delle belle parole!
Ci sono diverse soluzioni interessanti per macchine fotografiche a prezzi non esorbitanti, ci sentiamo via mail 🙂