
(Sì, ho questa cosa con l’etimologia che mi fa essere sintonizzata almeno tre volte al giorno su etimo.it. Ma si può?)
Quante volte hai letto che la fotografia è fatta di luce? È lei che “disegna” le nostre immagini, che ci permette di vedere i colori, che fa molto di più: ci arriva dritta fin sotto pelle, nelle ossa, ci tiene vivi.
Proviamo ad acchiapparne un po’ insieme, per allenare il nostro occhio fotografico.
Bagno di luce fotografato da Patrizia Corriero
Accorgiti di lei
Gli occhi sono, come sempre, il tuo primo strumento per prendere confidenza con la luce: quando passi da una stanza luminosa a una buia ci metti un attimo prima di distinguere gli oggetti, nel passaggio dal buio alla luce strizzi lo sguardo e magari ti metti la mano sulla fronte per vedere meglio. Accorgiti della luce e non darla per scontata, fermati a guardarla e chiediti:
da che parte arriva la luce nel posto in cui ti trovi in questo esatto momento?
È una luce che crea ombre morbide o dure, appuntite?
È una luce calda o fredda? Ci sono altri aggettivi che potrebbero descriverla?
Più domande ti farai, più imparerai a conoscerla.
Se stai per più ore nella stessa stanza, puoi provare ad appuntare come cambia la luce nei diversi momenti del giorno: sperimenterai meraviglie osservandola! Ad esempio, guarda questo cesto di legna fotografato alle 12, alle 14, alle 18 e alle 21. È sempre lui, nello stesso identico punto, illuminato da una luce ogni volta diversa, che cambia il carattere della fotografia.

Descrivi meglio la luce
Se hai fatto un corso di fotografia, forse il concetto di luce morbida e luce dura ti sono famigliari. La prima è come se fosse “spalmata” sul soggetto, proviene da una sorgente di luce diffusa, che produce ombre in una sfumatura graduale. La seconda, invece, crea contrasti netti e contorni delle ombre ben definiti e arriva probabilmente da una fonte di luce che colpisce direttamente il soggetto, senza elementi che la diffondano.
L’utilizzo dei termini “morbida” e “dura” è così calzante che spesso in fotografia non ne troviamo altri…e invece possiamo essere molto più creativi di così! Osservando la luce, scegliamo di descriverla in modo articolato, utilizzando similitudini, allenando i sensi, dandole un temperamento: più ci alleniamo a descriverla, più impariamo a conoscerla. In questa fotografia, per me la luce è “di panna“, ma mi hanno suggerito anche “che avvolge come una calza sottile“, “luce-cuscino” o “che profuma di zucchero filato“.

Golden hour e heure bleue + tutte le altre ore del giorno 😉
Ci sono due particolari e irripetibili della giornata dove la luce assume caratteristiche quasi magiche.
Il primo è la golden hour, che va circa da mezz’ora prima dell’alba o del tramonto fino a mezz’ora dopo: la luce è avvolgente, calda, accarezza le cose fino quasi ad arrotondarle. È così amata e famosa che alcuni romantici nerd le hanno dedicato dei calcolatori online (qui ce n’è uno!), per poterla indovinare a qualsiasi latitudine e non perdersi nemmeno un attimo di luce dorata. Quando la trovi, lasciati avvolgere…
L’ora blu è invece il passaggio dalle tenebre al giorno, “l’ora incerta” dove non è più notte e non è ancora giorno, il filo sottile del crepuscolo: la luce è caratterizzata da una temperatura più fredda e da una bassa energia, il cielo è di un blu intenso. Se vuoi acchiapparla, devi correre più veloce della golden hour e farti trovare sul posto almeno un’ora prima del tramonto o dell’alba. (Psst, l’ora blu è stata celebrata in tantissime canzoni – te ne lascio una qui! – è stata protagonista di interi piani sequenza al cinema e ha dato il titolo a moltissimi romanzi.)

E tutte le altre ore? Non vanno bene per fotografare? Macché, le ore di luce sono troppo belle per sprecarle ad aspettare! La luce alta del mezzogiorno crea contrasti interessantissimi, quelle delle tre del pomeriggio ha sicuramente qualcosa da raccontarti e alle cinque ci sono già altri raggi da scoprire: osserva – sì, di nuovo! – e decidi di acchiappare la tua luce proprio qui, ora, senza aspettare. Arriverai in tempo per il tramonto e con gli occhi pieni, più attenti.
Alla scoperta della luce fotografando Rosetta.
Di luce e di ombre
Hai mai giocato a calpestare l’ombra degli altri bambini? Sei assolutamente autorizzat* a farlo ancora, con l’ottima scusa che è un allenamento speciale per il tuo occhio fotografico.
E ti ricordi la scena dell’ombra di Peter Pan? “Devi cucirla, se non vuoi perderla di nuovo!“
O chissà se davanti a un tazzone di latte ti guardavi Papà Gambalunga? Dimmi di sì!
Luci e ombre nella realtà esistono solo se insieme, strette fino ad essere inscindibili. E anche in fotografia una luce senza ombre è piatta, sottile, senz’anima. Sii gentile con le tue ombre, pensale come elemento che potenzia e definisce meglio la tua fotografia: se ti sembrano troppo forti, puoi ammorbidirle con un pannello riflettente oppure aspettare una luce più diffusa. Ricordati che “ombra” in fotografia non significa solo oscurità, ma anche piccole differenze di toni fra aree diverse, che possono aiutare a direzionare l’attenzione di chi guarda proprio nel punto in cui decidi tu.

Komorebi, la luce che filtra dalle foglie degli alberi
In realtà la parte centrale di questa parola giapponese (aridaje con l’etimologia!) è “漏れ more, da 漏れる moreru, perdere, gocciolare”: quanto può essere incredibile una luce che ci piove letteralmente addosso? Il bosco è un ottimo posto per allenarti a scovare, riconoscere, fotografare, descrivere la luce.
E se non hai un bosco a portata di mano, comincia dall’albero nel tuo giardino, guarda come i rami nascondono il sole e il modo in cui i raggi si infilano negli spazi vuoti…non darai mai più un solo grammo di luce per scontata, te lo assicuro.
Adesso però tocca a te.
Anzi, tocca a noi. Saliamo insieme sulla carovana di #viaggiaresottocasa, l’hashtag ideato da Giulia Robert che quest’estate diventa un viaggio condiviso. Proviamo a sporgerci per i nostri #5minutidifotografia e dedichiamoli proprio a lei, la luce.
Può essere la luce che batte su un edificio, la luce che si riflette sul mare, la luce che disegna trame per terra. Prima riconoscila come abbiamo fatto qui: è una luce morbida, calda, salata e soffice come la focaccia? O è intensa, forte, contrastata, alcolica e ghiacciata alla menta? Il 26 agosto scatta una fotografia che abbia la luce come protagonista, trova una parola per descriverla e condividila nelle tue stories su Instagram, taggando @rob.giu e me (@marzialli). Non vediamo l’ora di venire a sbirciare che luce c’è lì dalle tue parti 🙂

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